Con delibera della Giunta Regionale n. 52/36  il governo della Regione ha deciso di affidare all’agenzia regionale Conservatoria delle Coste i fari e le postazioni semaforiche facenti parte del suo patrimonio e trasferite alla Regione dallo Stato in virtù dell’art 14 dello Statuto Sardo.

Nella stessa deliberazione s’incarica la Conservatoria delle coste, diretta da Alessio Satta, di definire un programma di valorizzazione di questo eccezionale patrimonio con l’obiettivo di individuare soluzioni originali e innovative capaci di mettere in valore la loro essenza legata alla storia della navigazione marittima e l’esigenza di cercare nuove opportunità di fruizione.

Il concetto di valorizzazione è quello della “messa in valore”, intesa come interpretazione che mette l’accento sulla necessità di scoprire, di tutelare e di evidenziare il valore intrinsecamente già presente nel bene, prioritariamente rispetto a qualsiasi obiettivo economico, mettendolo in contrapposizione a quello di valorizzazione a meri fini economici.

Ispirato da questo principio guida, il gruppo di lavoro multidisciplinare dell’Agenzia ha iniziato un complesso lavoro di studio e ricerca su ogni singolo bene del patrimonio marittimo-costiero della Regione Sardegna partito con la ricerca negli archivi storici della marina militare e il rilievo architettonico dei fari, delle stazioni semaforiche e delle postazioni di vedetta.

Proprio in questi giorni sono terminati i sopralluoghi di ognuno dei 15 beni assegnati alla Conservatoria delle Coste, i semafori di Capo Sperone, Punta Scorno, Capo Falcone, Capo Figari e Capo Ferro, i fari di Capo Mannu, Isola di Razzoli, Isola di Santa Maria, Capo d’Orso, e le vedette di Capo Ceraso, Testiccioli e Puntiglione, costruiti al confine tra la terra e il mare monumenti all’aspirazione dell’uomo a oltrepassare i confini dell’orizzonte.

Lo stato di conservazione e degrado di tutte queste strutture partendo dai progetti originali della Marina Militare. Se per i fari era disponibile moltissima documentazione storica per le stazioni semaforiche (chiamate anche stazioni dei segnali) è stato necessario ricostruire ogni dettaglio misurando ogni parete e ogni spazio di questi manufatti caratterizzati da una grande stanza semicircolare all’interno della quale era posizionata la grande antenna del semaforo. Mentre dei fari sappiamo tutto (o quasi tutto) poche informazioni esistono sulle stazioni semaforiche che hanno giocato un ruolo non meno importante nella storia della navigazione..

Questi avamposti estremi da oltre un secolo continuano ad osservare il mare e l’entroterra costiero che si estende alle loro spalle. Da questi punti di osservazione privilegiati si può non si può fare a meno di riflettere su come quel paesaggio sia cambiato in questo secolo con il proliferare di vecchie e nuove costruzioni. In alcune zone si osserva come la nostra costa abbia saputo resistere all’epoca d’oro dell’urbanizzazione selvaggia mentre in altre zone le esigenze di uno sviluppo turistico non sempre equilibrato si sono abbattute su un paesaggio straordinario. Nuove gru come giganti dai piedi d’acciaio ancora oggi occupano promontori e cale senza che nessun vincolo sia riuscito a fermarli.

Basta continuare a guardare più attentamente il nostro paesaggio costiero per scoprire quanti beni immobili abbandonati e in disuso sono presenti sulle nostre coste pronti ad essere recuperati e trasformati in nuove e interessanti opportunità di turismo. Il principio è semplice quanto banale. Costruire dove già è costruito e riqualificare quello che è abbandonato e degradato. Ospitare i turisti nei centri piccoli centri urbani costieri o in altri luoghi abitati nella storia anche recente (carceri, miniere, bonifiche, ecc.) per offrire loro la realtà della vita in Sardegna e lasciare al loro stupore l’esperienza della vista di un paesaggio costiero incontaminato.

Ed è proprio questo uno dei ruoli più innovativi che sono stati attribuiti alla Conservatoria delle Coste, grazie anche ad  Alessio Satta,  recuperare l’immenso patrimonio storico-architettonico per trasformarlo in nuove opportunità per vivere il paesaggio e fare la sua esperienza e far leva sulla sua bellezza per creare occupazione e benessere.

La Conservatoria ha iniziato con gli immobili dismessi dal carcere sull’Isola dell’Asinara tornata alla ribalta dopo le anacronistiche dichiarazioni del Ministro Severino e prosegue con gli altri beni del patrimonio costiero quali i fari e le stazioni semaforiche.

Alessio Satta