EX STAZIONE SEGNALI DI PUNTA FALCONE
Santa Teresa di Gallura
Fabbricato pluripiano a due corpi di fabbrica, con relativa fortificazione, in pessimo stato di manutenzione e conservazione.
Dati catastali
Foglio 4, mappali A, 16, 17, 18, 19, 20 e 52 | mq. 19.110.
Proprietà
Regione Autonoma della Sardegna, trasferito ai sensi dell’art. 14 dello Statuto, con elenco n° 70, decorrenza 18.02.2004.
Vincoli
L’area è soggetta a vincolo paesaggistico e la costruzione è soggetta a vincolo storico culturale ex Codice Urbani.
Se questi fari verranno vengono destinati ad usi turistici, porteranno turisti solo in estate.
E’ molto meglio utilizzarli per portare lavoro e attività tutto l’anno, ad esempio destinandoli ad usi scientifici: stazioni sperimentali, laboratori per lo studio dell’ambiente naturale.
La Regione potrebbe dare queste strutture in uso alle Università, non solo italiane, al CNR (che ha due grandi istituti sul mare, anche con sede ad Oristano), all’ISPRA o anche a strutture internazionali come il Joint Research Center della Comunità Europea.
In cambio dell’utilizzo, questi Enti dovrebbero pagare la manutenzione delle strutture.
Il tutto sarebbe a costo zero per la Regione e garantirebbe la presenza di ricercatori tutto l’anno, con evidenti vantaggi economici alle popolazioni locali.
Esistono poi innumerevoli fonti di finanziamento per agevolare tutto questo: i fondi strutturali della Unione Europea, i Programmi europei sull’ambiente, eccetera. Altro che alberghi di lusso per tre settimane l’anno.
Buonasera, chiedo a Sardegna Fari se in questo progetto di intervento di riqualificazione potranno essere comprese anche le batterie Garassini di Capo Testa.
Grazie.
un paese come S. Teresa ha bisogno di ostelli x i giovani dove poter avere dei momenti di aggregazione con diverse culture e confrontarsi . punta falcone potrebbe essere l’inizio.
nel vedere tra le attività da scegliere voci come: bed & breakfast, appartamenti in affitto, albergo di standard elevato, ristorante… ho pensato ad uno scherzo!!!
poi ho visto che addirittura più persone hanno votato per queste attività!!! nel vedere queste cose passo dalla tristezza allo sconforto, dalla delusione alla rabbia perché anni di errori non sono serviti a niente, perché le risorse e le potenzialità vengono puntualmente sprecate, perché manca programmazione a medio-lungo termine, perché si pensa sempre al turista (da sfruttare perché siamo furbi e gli altri invece sono tutti scemi…) e mai all’abitante residente o comunque locale…. e poi che succede?!!?! che abitiamo in paesi fantasma per 10 mesi l’anno dove tutto è chiuso perché è fatto per i turisti, le persone scappano via e i pochi che rimangono in paese si girano i pollici! chi si forma in ambiti diversi da quello turistico emigra perché non è previsto nessun altro tipo di lavoro o figura professionale….
Mi fermo qui perché se scrivo tutto quello che ho in testa faccio l’alba e mi avveleno il sangue…
buona notte
Gentile Giacomo,
quello che la Conservatoria delle Coste sta portando avanti è un processo partecipato per coinvolgere tutti i cittadini nell’individuazione di ipotesi di utilizzo di questi beni in maniera assolutamente innovativa nel panorama regionale e nazionale. Tale processo partecipato è parte integrato di un programma di valorizzazione di medio-lungo termine in capo alla stessa Agenzia.
Poiché il patrimonio marittimo-costiero rappresentato da fari, stazioni semaforiche e vedette fonda la sua peculiarità sulla densità di natura e di storia, da ciò deriva ogni opzione di conservazione e gestione del suo patrimonio naturale e storico-culturale, non solo per garantirne l’integrità fisica, ma anche per produrre quell’atmosfera non definibile che trasforma la fruizione dello spazio in un’esperienza interiore.
L’esigenza di individuare ipotesi di conservazione e gestione per ogni singolo bene, in linea con il suddetto principio, deve coniugarsi con l’urgenza di effettuare onerosi lavori di manutenzione straordinaria e recupero conservativo che prevedono necessariamente l’identificazione dei futuri usi.
Un primo computo delle risorse necessarie per l’esecuzione dei lavori di manutenzione straordinaria per i 15 siti supera i 20 milioni di euro.
Queste risorse non sono allo stato attuale disponibili nelle casse dell’amministrazione regionale e difficilmente, visto il periodo di forti tagli a livello nazionale, sarà possibile contare su trasferimenti dallo Stato.
La Conservatoria delle Coste si è attivata sulla richiesta di Fondi Europei partecipando a diverse proposte di finanziamento che se avessero esito positivo potrebbero coprire solo parte degli interventi necessari. Da qui l’imperativo categorico di studiare modelli alternativi per riqualificare questo incredibile patrimonio e portarlo alla pubblica fruizione.
Fatte queste premesse le poniamo le seguenti domande che in realtà sono rivolte a tutti i visitatori del blog SardegnaFari:
1) quanto tempo vogliamo aspettare prima che questi beni riprendano il loro splendore e siano finalmente fruibili a tutti, sardi e non sardi? Vogliamo aspettare il momento in cui nel bilancio regionale compariranno 20 milioni di euro in avanzo?
2) Definiti in maniera chiara i criteri di gestione dei singoli beni affinchè rispondano in primis alle esigenze di conservazione e di messa in valore dell’identità storico-culturale di ogni singolo bene legata alla cultura del mare e della navigazione quali pregiudizi esistono nel coinvolgimento di operatori privati pronti ad investire accettando i paletti molto rigidi imposti dalla Conservatoria delle Coste che diviene anche garante della futura gestione?
3) Per quale ragione non potremo permettere a tutti i cittadini che siano essi residenti o turisti la possibilità di dormire dentro questi luoghi a prezzi accessibili visto che del resto alcune parti erano proprio dedicate all’uso di foresterie?
4) Vogliamo che questi beni diventino fruibili tutto l’anno diventando vere e proprie avanguardie dell’ambiente e della cultura sulle coste della Sardegna offrendo quei servizi minimi che sono presenti nei fari di tutta Europa? A titolo di esempio quello che si fa in Francia: http://www.lepharedesbaleines.fr/
Il discorso non fa’ una piega …ma se si fosse considerata la tutela dei beni identitari una priorità (magari piu’ importante di certe spese superflue che la politica sostiene ) 20 milioni non sarebbero stati sicuramente una spesa così rilevante …soprattutto se paragonata allo sperpero a cui assistiamo ogni giorno nella Pubblica Amministrazione ed in particolare da parte di “Mamma Regione”….troppo comodo oggi mettere rimedio ai i danni del passato con compensazioni di questo genere …detto questo che può sembrare forse troppo populista …ringrazio comunque che esista la Conservatoria delle Coste …
Gentile Andrea,
nel ringraziarla per l’attenzione con cui sta seguendo il nostro blog volevamo sottolineare che il patrimonio di fari, stazioni semaforiche e vedette è stato trasferito all’amministrazione regionale solo negli ultimi due anni e le procedure di consegna da parte dello Stato di alcuni di questi beni sono ancora in via di perfezionamento.
Buongiorno sardegnafari,
sono contento di aver suscitato una “reazione-risposta” con il mio intervento, cercherò di rispondere alle domande che mi son state poste compatibilmente ai miei impegni odierni, quindi probabilmente in più post… comunque:
1) Se siete costretti a lavorare con gli avanzi di bilancio della regione siete, e siamo, messi male; non solo finanziariamente ma anche concettualmente perché consideriamo questi interventi come un surplus e non una necessità e una opportunità importante.
Concordo con Andrea, ovviamente, quando dice che la regione sostiene annualmente spese superflue che a quanto pare hanno priorità su questi interventi… comunque non credo che questi beni riprendano il loro splendore diventando case in affitto, probabilmente parte delle costruzioni presenti dovranno, una volta restaurate, funzionare come foresteria per altre attività, ma non potrà essere quella “alberghiera” la funzione prevalente. Personalmente preferisco aspettare un po’ di più ed avere un progetto serio, che avere una situazione di compromesso che serva semplicemente a restaurare un edificio architettonicamente ma con una perdita di dignità funzionale proprio per il valore storico culturale e naturale dei siti.
Sono più di 50 anni lì, nessuno se n’è mai occupato, e adesso abbiamo fretta di metterci mano tra l’altro senza soldi??
2) nessun pregiudizio verso l’intervento privato, purché non diventi speculazione in cambio di un restauro. Un ristorante o un albergo a Punta Falcone di certo non nobiliterebbero il sito o la popolazione, non darebbero nulla alla comunità, nessuna nuova funzione, nessun nuovo interesse, nessuna nuova professionalità… farebbe solo gli interessi del gestore e allevierebbe di un peso la regione, stop! Sono convinto che si possa e si debba fare di più!!!
3) in parte ho già risposto prima; ben vengano le foresterie a prezzi accessibili, purché siano di completamento e subordinate ad altre attività trainanti…
4) siamo in piena sintonia su questo punto, così come credo su tutto il discorso in generale; il mio dispiacere era rivolto più che altro verso coloro che avevano espresso (democraticamente) delle preferenze sulle attività, che hanno contribuito a portarci alla situazione attuale delle cose, senza pensare a tutta la gamma di alternative…
sono a disposizione per eventuali chiarimenti, ulteriori dibattiti e confronti di idee.
saluti
Credo che la destinazione d’uso più appropriata di questi fabbricati sia quella di attività scientifico culturale e/o di centro di studio e di ricerca con i relativi sottoservizi.
Questa scelta andrà sicuramente a creare quelli che sono i servizi al fine di garantire un turismo non solo estivo ma per tutto l’anno.
frequento questi posti fin da quando, all’età di 5 anni, si andava a trovare Il sig. Giagoni, che viveva a batterie Ferrero. Ho continuato a frequentarli in occasioni di scampagnate, gite al mare, eventi sportivi che ho contribuito ad organizzare e, più semplicemente, per semplici passeggiate.
Da solo o in compagnia.
Ogni volta provavo dispiacere a vedere gli effetti del tempo su quella che considero la testimonianza importante di una parte di storia, non solo di Santa Teresa.
Ma ancora più male faceva vedere l’indifferenza con il quale questi posti venivano vissuti.
Persone che hanno graffiato via affreschi raffiguranti segni distintivi del ventennio solo per dimostrare che loro sono contro la violenza, che hanno imbrattato con la vernice mura vecchie di 50 anni, scrivendoci sopra il loro nome e che hanno portato via pezzi di granito dalla cornice delle porte, o hanno distrutto le ante delle finestre e dei portoni, gettandoli nelle fiamme di un improvvisato fuoco durante le scampagnate e così di seguito per tanti altri fatti che chiunque potrebbe vedere.
Pur apprezzando l’iniziativa della Conservatoria condivido, perciò la preoccupazione di Giacomo:
abbiamo già svenduto troppo territorio per poter tollerare che si continui ancora in questo senso.
Pubblico qui di seguito un link di Piana delle Orme, una struttura museale nata dal nulla, in mezzo al nulla, per volonta di un uomo che ha raccolto materiale nell’arco del tempo e ne ha fatto un centro di ritrovo e, soprattutto, un luogo di memoria.
http://www.pianadelleorme.com/
perchè qui non si dovrebbe riuscire a fare altrettanto?
Senza sprechi di denaro e, soprattutto, senza svendere il nostro territorio e la nostra storia. La nostra dignità!
Mi aggrego a questo accorato appello di conservazione del luogo magnifico e stupefacente (perchè di questo si tratta) che conosco da quasi 30 anni e al quale torno ogni volta con un’emozione più grande per la sua bellezza e il contesto a-turistico per eccellenza.
Anche io negli anni l’ho visto degradarsi ritrovandolo, solo la scorsa settimana, con un’assurdo cartello che avvertiva del pericolo di entrare, ma senza nessun segnale che fosse in atto una minima attività di conservazione.
Mi viene la pelle d’oca a pensarlo ostello o hotel di lusso o anche centro di ricerca con tutto ciò che ne conseguirebbe per il luogo in particolare e il contesto ambientale unico nel quale si trova: mi appaiono strade asfaltate e auto e turisti e volontà e mozziconi di sigarette e rifiuti … insomma sa di incubo vero.
Non sono sarda ma ritengo che la vostra terra meravigliosa meriti un occhio di riguardo particolare che la metta al riparo da ulteriori sfruttamenti e mercificazioni. E’ una perla unica che sta rischiando molto e negli ultimi trent’anni ha già perso tanto.
Un consiglio da “ignorante”: quasi sicuramente avete già battuto quella strada ma … Si è provato a fare inserire il luogo tra i “luoghi del cuore del FAI”? una giusta visibilità potrebbe portare qualche aiuto senza dover destinare il luogo ad un altro sfruttamento che forse salverebbe i muri, finirebbe sulle guide turistiche, ma perderebbe completamente il suo fascino.
Cordiali saluti
Cinzia
Una domanda:
ma i 20 milioni ipotizzati sono per tutto il comprensorio o per il solo faro?
Gentile Maurizio,
innanzitutto grazie per il suo appassionato intervento che riflette pienamente le nostre sensazioni vissute nella possibilità di appropriarci giorno dopo giorno della storia e della memoria di questi luoghi incantati. Ognuno di questi compendi rappresenta una sfida dell’uomo al mare nel tentativo estremo di provare a controllarlo o almeno comprenderlo. I fari e le stazioni semaforiche sono state troppo a lungo dimenticate in Sardegna e nel resto d’Italia. Noi della Conservatoria delle Coste ci siamo posti l’obiettivo ambizioso di “mettere in valore” questi beni comuni.
Questi beni sono innanzitutto beni culturali a tutti gli effetti è quindi appartengono alla sfera dell’interesse pubblico. Ciò comporta la finalizzazione dell’uso e delle trasformazioni all’interesse comune, e la preferenza per la proprietà pubblica.
Il nostro obiettivo è duplice: possibilità, per tutti, di fruire dei beni di questo patrimonio comune, e uguale possibilità, per tutti, di partecipare alle decisioni sulla loro “messa in valore”. Naturalmente queste due possibilità possono divenire effettuali se esiste una gestione unitaria e sistemica del processo, quello che l’Agenzia Conservatoria delle Coste per la prima volta in Sardegna (e in Italia) sta cercando di fare. È esattamente ciò che si chiama gestione integrata delle aree costiere.
La forte risposta dei cittadini in appena qualche settimana di apertura di questo blog dimostra l’interesse per questo patrimonio e ci spinge ad essere ancora più determinati nel portare avanti il programma di valorizzazione.
La cifra di 15-20 milioni di euro è relativa al recupero conservativo di tutti i 15 beni con grandissima variabilità da l’uno all’altro.
Io sono nato e cresciuto a Santa Teresa e ho avuto quindi la fortuna di vedere questi meravigliosi manufatti in condizioni ancora accettabili, prima che il maestrale e soprattutto i tanti anni di incuria li riducessero a ruderi. Ritengo che, per bellezza del territorio, unicità dei luoghi in cui si trovano e fascino che suscitano, non abbiano niente da invidiare ai grandi monumenti delle più importanti città storiche italiane e per questo capisco e in parte condivido il timore di alcune persone che sono intervenute in questo blog, che possano essere trasformati in una sorta di parco giochi per turisti mordi e fuggi.
Tuttavia sono convinto che l’unico modo per recuperare e far rivivere queste meravigliose architetture, che può succedere solo con un’adeguata copertura economica, sia proprio assegnando loro un ruolo ricettivo e culturale insieme. Dare cioè la possibilità a turisti e residenti interessati e affascinati da questi siti di poterli visitare e perché no, anche pernottare qualche notte o semplicemente bere un caffè davanti alle Bocche di Bonifacio potendo magari usufruire anche di una piccola biblioteca in cui ci si può documentare sulla storia, l’ architettura e la natura unica di questi luoghi. E’ un tipo di soluzione che in altri paesi europei hanno già adottato con successo (i fari di Croazia, Bretagna, Scozia ne sono un esempio positivo).Io credo che la qualità del turismo e della vita in generale dipendano soprattutto dal tipo di offerta che le amministrazioni propongono e questa mi sembra un’ottima proposta da parte della Regione e dell’ente Conservatoria delle Coste, a patto che non si riduca, come spesso è accaduto in passato, ad una buona idea senza seguito. Io sostengo questa iniziativa e per quanto posso, sono pronto a mettere a disposizione la mia conoscenza del luogo e dei manufatti, se può essere utile. Scusate se mi sono dilungato, ma è un tema che mi affascina da sempre.
una saluto a tutti
Ettore